Software Defined Networking

Perché si va verso la Software Defined Networking


Il passo successivo dopo virtualizzazione di potenza di calcolo e memoria: la Software Defined Networking porta agilità nelle reti, rende indipendenti da costosi hardware e si configura semplicemente.


testo: Florian Waelfler/Urs Binder,




Sulle reti moderne vengono elaborate ogni giorno enormi quantità di dati. Anche nelle aziende e nelle società amministrative il traffico di dati sta davvero esplodendo. Il numero sempre crescente di dati costituisce una sfida sempre maggiore per l’infrastruttura di rete: in questo modo i costi e la complessità aumentano. Il Software Defined Networking (SDN) promette di essere un utile supporto. Tuttavia, che cos’è la SDN e a che cosa serve?


Virtualizzazione ripensata

Il concetto di Software Defined Networking risale a un articolo sui sistemi operativi delle reti pubblicato nel 2005 dalla Stanford University. Gli autori vi descrivevano la complessità delle reti e la difficoltà della loro gestione. A differenza di ciò che accade nei moderni sistemi operativi, che sono più facili da gestire tramite un livello di astrazione, nella rete tutto viene gestito sul livello di configurazione più basso in singoli componenti. Perché dunque non virtualizzare anche la rete? Tre anni dopo, le prime aziende come Google, Yahoo e Verizon hanno fondato la “Open Networking Foundation”, dedicata all’adattamento della SDN.


Il cloud obbliga a cambiare mentalità

L’IT oggi si affida in grande misura alla flessibilità e alla virtualizzazione. Per le reti di dati, al contrario, sinora molto è rimasto come prima. Infatti, nelle reti esistenti gli investimenti originali rimangono fedeli ai costosi hardware di Cisco, Juniper & Co. E nel frattempo sia i provider di rete che gli utenti hanno accumulato molto know-how a questi legato: perciò risulta piuttosto difficile buttare tutto come una zavorra e implementare le funzionalità di rete in modo virtuale tramite software.


Tuttavia, tutte le strade portano alla virtualizzazione di tutti gli aspetti della rete, persino nei grandi ambienti cloud. Un rapido sguardo al lavoro quotidiano di un amministratore di rete chiarisce l’idea: nelle macchine virtuali (VM) dell’ambiente cloud sono effettivamente responsabili del collegamento al mondo esterno delle interfacce di rete (NIC) virtuali, configurabili dal software. Tuttavia, il provider del cloud deve occuparsi di tutti gli aspetti di rete esterni alle VM: nelle installazioni tipiche, a ogni cliente cloud è assegnata una Local Area Network (VLAN) virtuale dove è necessario integrare la NIC virtuale. Per l’amministratore si tratta di un incubo in termini di manutenzione e scalabilità: perciò ogni volta che occorre integrare una nuova VM serve un faticoso lavoro manuale.


Prima o poi, negli ambienti cloud, che si tratti del cloud di un provider o di un Private Cloud nel centro di calcolo di un’azienda, le reti gestite manualmente si scontrano con i propri limiti. Infatti, cloud significa agilità: i clienti vogliono configurare e mettere in funzione le macchine virtuali, che includono il collegamento alla rete, in pochi secondi e in modalità self service.


Senza vincoli e agile

Nella SDN i livelli di funzionalità inferiori della rete vengono astratti sotto forma di servizi virtuali dall’hardware. I clienti accedono tramite una dashboard a tutte le funzioni rilevanti, allo stesso tempo hanno una visione End to End completa su tutti i servizi di comunicazione, possono monitorare il funzionamento della rete in tempo reale e ricevono informazioni sul rispetto dei Service Level Agreement.


Si possono prenotare o disdire servizi online, adeguare in pochi minuti la larghezza di banda e implementare le funzionalità come firewall in un batter d’occhio: proprio come ci si è abituati nel cloud grazie alla gestione delle risorse di calcolo e memorizzazione. In passato l’attivazione di un firewall richiedeva fino a sei settimane. Con SDN per tutto ciò basta premere un pulsante. Servizi come TV, PWLAN, Mobile o telefonia possono essere integrati in pochi minuti, a seconda del provider, e combinati come si desidera.


Ma non solo gli utenti approfittano della SDN. Anche gli amministratori possono tirare un sospiro di sollievo: il nuovo paradigma della rete controllata dal software offre sicurezza e stabilità. La vita quotidiana lavorativa diventa molto più semplice. Gli amministratori possono adeguare la rete in modo agile a seconda delle esigenze, senza complesse modifiche di configurazione hardware, perfino in caso di pesanti cambiamenti improvvisi. E i provider del cloud approfittano non solo della maggiore produttività degli amministratori di rete. Infatti, una rete basata su SDN può essere strutturata con sistemi operativi di rete open e con convenienti hardware «Open Networking» invece di costosi switch proprietari.


Nessun futuro senza SDN

«Software is eating the world», affermava il fondatore di Netscape Marc Andreessen già nel 2011. Nella rete del futuro il software definisce tutti i servizi di rete. Il controllo si emancipa dall’hardware. Un hardware standard diventa un firewall, uno switch o un modem: tutto è possibile grazie alla virtualizzazione.


Finora esisteva una stretta relazione di natura tecnica tra i canali dei dati e quelli del controllo, entrambi elaborati direttamente nell’hardware di rete. La virtualizzazione rompe questo legame e la rete lascia libero sfogo a scalabilità e ampliamento. Il futuro passa necessariamente per la Software Defined Networking. SDN occuperà in tempo record l’agenda di tutti i responsabili dell’IT che programmano ambienti virtuali scalabili o che li stanno già utilizzando. Infatti, solo con SDN la rete diviene un servizio: la tecnologia passa in secondo piano.

Swisscom è stato il primo provider al mondo a investire in modo massiccio in Telco Cloud e può offrire ai clienti dei servizi virtualizzati. Tutto ciò garantisce che i servizi nuovi e quelli esistenti possano convivere. Enterprise Connect consente di modificare le funzioni dei servizi di rete in modo centralizzato con la pressione di un pulsante. Il nuovo servizio è inizialmente disponibile per piccole sedi di reti.

Per saperne di più

Open Networking Foundation

Articolo Stanford University (PDF)






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