eHealth nello studio medico

Lo smartphone invece del pronto soccorso


La digitalizzazione è ormai negli ambulatori, dice il medico e rappresentante professionale Michael Andor. E, comunque, nella vita dei pazienti, che per lo più non si curano della protezione dei dati.


Testo: Roger Welti, Immagini: Giorgia Müller, 24 maggio 2018




Michael Andor, Lei è contitolare di un Centro di Medicina della Colonna Vertebrale a Zurigo. In che modo lavora ogni giorno con il digitale?


Sin dal nostro avvio nel 2009, lavoriamo sempre con il digitale. Al giorno d’oggi nell’avviamento di studi medici questo è uno standard. Noi gestiamo tutta l’amministrazione e la documentazione medica in modo elettronico. Valutare i relativi strumenti per poi sceglierne uno non è stato facile.


Perché?


Chi documenta e comunica su carta, può fare tutto a modo suo. Gli strumenti digitali, invece, concedono meno flessibilità, standardizzano i decorsi e limitano le possibilità di configurazione del singolo. Ciò ottimizza il sistema complessivo, ma detta compromessi a chi vi partecipa. In un ampio team come il nostro un tool digitale soddisfa le aspettative di alcuni, mentre altri vorrebbero funzioni diverse. Qui vale il principio di trovare una via di mezzo.


Ma sulla scelta d’impostare uno studio medico digitalizzato non ci sono mai stati dubbi?


No. Uno studio medico moderno non può essere diretto in altro modo, tantomeno uno studio di medici associati. Le informazioni sui nostri pazienti devono essere sempre accessibili in modo semplice da parte di tutti i colleghi e le colleghe. Così evitiamo processi a doppio binario e siamo più veloci ed efficienti nei nostri trattamenti. La digitalizzazione degli incarichi amministrativi, poi, ha il suo peso.



Michael Andor in seiner Praxis in Zürich

Michael Andor nel suo studio medico a Zurigo



Perché così si liberano risorse per le pratiche di carattere medico?


Esattamente. Negli anni, il compenso per le mansioni amministrative in uno studio medico è sensibilmente regredito. Se grazie a tool elettronici le nostre assistenti di studio risparmiano tempo per mansioni mediche, è un gran vantaggio economico.


Ma a tal fine sono innanzitutto necessari investimenti nell’informatica. Non è proprio questo che spaventa molti medici che lavorano in privato?


L’IT costa – in genere sempre più di quanto preventivato, e anche il suo mantenimento è solitamente più caro del previsto. Le tariffe delle prestazioni mediche, poi, sono state definite quando l’IT e i suoi costi non avevano ancora negli studi medici il ruolo che hanno oggi. Qui c’è assolutamente bisogno di un intervento. E nonostante questo, uno studio moderno non può esser più gestito basandosi sulla carta. I medici se ne accorgono al più tardi quando, nella rendicontazione, manca loro l'aggancio allo sviluppo tecnologico o quando vogliono passare il proprio studio a qualcun’altro.


Questa non è forse una visione un po’ troppo ottimistica? Fax e ricette mediche sono ancora molto diffuse negli studi medici svizzeri.


Esiste ancora, certo, la tipologia dello studio medico individuale analogico. Anche noi, con il nostro modo di lavorare in digitale, ci imbattiamo ripetutamente in questa realtà. Se i canali di e verso altri fornitori di servizi funzionano solo in modo analogico, ciò ostacola spesso l’efficienza del lavoro e, non di rad,o è connesso alla perdita di informazioni e a processi a doppio binario. Ma a questo o al quel medico generico la ricetta cartacea sotto mano sembra probabilmente da sempre la modalità più efficiente di comunicazione.



Facharzt für Rheumatologie, physikalische Medizin und Rehabilitation sowie Vorstandsmitglied der Ärztegesellschaft Zürich

Medico specialista in Reumatologia, Medicina fisica e riabilitativa nonché membro del comitato direttivo della Associazione dei medici di Zurigo.



Quali sono le aspettative dei Suoi pazienti? Richiedono più eHealth negli studi medici svizzeri?


I giovani pazienti ormai non si raggiungono affatto per vie analogiche, e anche tra le generazioni precedenti la diffusione dello smartphone è amplissima. I nostri pazienti si sono abituati - come per altri aspetti della vita - a comunicare via e-mail e utilizzando la fotocamera del cellulare. Non solo è più comodo, ma anche più efficiente in termini di costi.


Vuol farci un esempio concreto?


Una paziente mi invia dal proprio cellulare una foto del suo piede gonfio. Grazie all’immagine è probabile che io possa valutare la condizione del piede come non allarmante e tranquillizzare la paziente via e-mail. Ed ecco che abbiamo già risparmiato i costi di un inutile trattamento d’urgenza.



Quanta preoccupazione c’è tra i pazienti sulla protezione dei dati?


Secondo la mia esperienza, non se ne curano affatto in maniera allarmante. Sembra essere in atto un cambiamento di consapevolezza - come a dire: «Sono talmente tanti i dati che circolano su di me, che devono pur essermi utili a qualcosa». Riportato al nostro lavoro, ciò significa che i pazienti sono semplicemente contenti se tutti i dati rilevanti possono essere a nostra disposizione e se grazie a questi possiamo offrire loro un trattamento ottimale. Ciò non significa, tuttavia, che il fornitore di prestazioni e l’agenzia assicurativa non debbano prendere sul serio la protezione dei dati.



Michael Andor betreut in der Ärztegesellschaft Zürich das Dossier eHealth

Michael Andor presenta il dossier eHealth nell’Associazione dei medici di Zurigo.



A proposito di «dati rilevanti»: questi devono confluire in futuro nella Cartella Informatizzata del Paziente (CIP). Qual è la Sua posizione e quella dell’Associazione dei medici di Zurigo riguardo alla CIP?


Noi utilizziamo, in generale e in particolare nell’ambito della eHealth, soluzioni che siano accessibili per tutti, di uso quotidiano e a prezzi sostenibili. La protezione dei dati deve essere garantita. Anche la CIP deve rispondere a questi requisiti.


Per i medici che lavorano in privato la CIP è facoltativa. Ciò non compromette significativamente le possibilità di riuscita della Cartella?


La doppia facoltatività a mio parere non è affatto un ostacolo, se la CIP è di uso quotidiano ed economicamente sostenibile. Si deve poter esser serviti nel modo più semplice possibile sulla base dell’anamnesi elettronica dello studio medico. E i costi che ne derivano devono essere coperti. La restrizione introdotta a inizio 2018 dei compensi per costi «in assenza del paziente», è pertanto chiaramente un passo nella direzione sbagliata.


Per quale motivo?


In futuro, con la digitalizzazione sarà necessario in generale più lavoro in assenza del paziente - vale a dire, senza che il paziente debba recarsi allo studio medico. In questo modo un trattamento diventa nel complesso più economico. Anche l’attuale piano d’intervento tariffario Berset del Consiglio federale non contempla la digitalizzazione nello studio medico e nella comunicazione con i pazienti. A mio avviso, per la riuscita della CIP è decisiva non tanto la doppia facoltatività, quanto la corretta remunerazione dei costi. In altri termini, se i dati non vengono trattati in modo affidabile, nella prassi quotidiana la loro qualità risulterà insufficiente.




Medico e rappresentante della professione medica

Michael Andor è specialista in Reumatologia e Medicina fisica e riabilitativa. Nel Centro di Medicina della Colonna Vertebrale Prodorso, fondato nel 2009, insieme a circa 20 colleghi e colleghe offre un’assistenza sanitaria integrativa completa per problemi alla schiena e al collo. Andor è inoltre membro del comitato direttivo della Associazione dei medici di Zurigo, che rappresenta circa 5700 medici diplomati del Canton Zurigo. Nel comitato direttivo segue il dossier eHealth.



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