Antenne adattive

Serve una correzione per il fattore di correzione?

Le antenne adattive concentrano il segnale sui terminali attivi come smartphone o notebook. La radiazione nelle altre direzioni viene praticamente azzerata, riducendo nettamente le immissioni complessive. Poiché i metodi di valutazione non tengono conto di questa caratteristica, solo un fattore di correzione può garantire parità di trattamento con le antenne convenzionali. Ma i critici della telefonia mobile lo interpretano come una scandalosa deroga ai valori limite.

Due persone sulla terrazza

Facciamo un paragone tra la radiazione e il suono: le antenne adattive parlano (ossia trasmettono) direttamente verso il terminale. Nella zona circostante il livello di rumore è basso e non disturba chi non vuole ascoltare. Di conseguenza, il volume complessivo è fortemente ridotto. Le antenne convenzionali, invece, irradiano l’intera cella radio allo stesso modo generando un «livello di rumore» relativamente alto per tutti, sia gli utenti di telefonia mobile che tutte le altre persone.

Ora, il problema è che il vecchio metodo di misurazione basato sulla modalità di trasmissione statica e uniforme delle vecchie antenne porta a sopravvalutare enormemente la radiazione delle antenne adattive (v. figura). Il metodo di valutazione risale a un’epoca in cui i cellulari non permettevano di fare molto di più che telefonare, inviare SMS o giocare a Snake sullo schermo verde e nero del Nokia.

Infografica antenne adattive

Compensazione equa con il fattore di correzione

Introducendo il metodo di valutazione adeguato alle antenne adattive, anche l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) ha affermato chiaramente che non privilegia la nuova generazione di antenne bensì compensa una penalizzazione rispetto alle antenne tradizionali. Insomma, le regole sono state aggiornate allo stato della tecnica. Per evitare la sopravvalutazione descritta sopra, le immissioni delle antenne adattive possono essere calcolate applicando il cosiddetto fattore di correzione.

La misurazione delle immissioni risulta così altrettanto «severa» per tutte le antenne, sia convenzionali che adattive. Insomma, l’immissione complessiva delle antenne adattive non è maggiore di quella delle «sorelle» convenzionali, al contrario di quanto affermano molti critici (v. figura). A confermarlo è anche l’UFCOM.

Per smentire molte accuse infondate, il fattore di correzione non è un’autorizzazione a superare il valore limite. Evita anzi di distorcere la misurazione delle immissioni effettive applicando un metodo troppo rigoroso.

Infografica antenne adattive

Il fattore di correzione può far sì che localmente, in un luogo a utilizzazione sensibile (LAUS) e per brevissimo tempo, la proiezione dell’intensità di campo superi i 5 V/m (v. grafico). Tuttavia, la media nell’arco di 6 minuti deve sempre rispettare il rigoroso valore limite preventivo dell’impianto, invariato da 20 anni. Le antenne adattive riescono a farlo automaticamente nel 95−98% dei casi grazie al loro funzionamento estremamente dinamico con distribuzione statistica. Per assicurarsi che il valore preventivo venga sempre rispettato anche nelle altre situazioni, un software convalidato monitora costantemente la potenza irradiata dall’antenna. Questa limitazione automatica della potenza, come viene chiamata, costituisce un’ulteriore garanzia di qualità e assicura che tutti gli impianti si conformino alle prescrizioni e alle norme di legge.

Insomma, le antenne adattive rispettano sempre il rigorosissimo valore limite dell’impianto (VLImp), come ha confermato alla stampa anche la consigliera federale Sommaruga in qualità di direttrice del DATEC. L’unica differenza è che ora anche il valore limite dell’impianto viene calcolato in un arco di tempo, come già succede da sempre con il valore limite di immissione (10 volte meno stringente). Quest’ultimo parametro si applica dove non ci sono persone che soggiornano per un periodo prolungato.

Non è un liberi tutti

Torniamo nuovamente ai brevissimi picchi di potenza delle antenne adattive. I critici li interpretano come una grave violazione dei rigorosissimi valori preventivi svizzeri, ma la fisica ci aiuta a fare chiarezza: l’esposizione massima teorica di un’antenna adattiva da noi impiegata è di poco inferiore a 19 Volt al metro. In realtà, però, questo valore non si registra mai e persino i picchi di potenza sono molto più bassi e durano al massimo da poche frazioni di secondo a qualche secondo.

Detto questo, può davvero essere nell’interesse di un gestore di rete spingersi al limite di questa potenza massima teorica? Naturalmente no. In questo caso, infatti, l’antenna potrebbe trasmettere alla massima potenza per soli 36 secondi e poi dovrebbe azzerare del tutto la potenza per ben 5 minuti e 24 secondi in modo che la media su 6 minuti rientri sotto il limiten.

Immaginiamo una cosa simile alla stazione centrale di Zurigo: 36 secondi di collegamento dati eccellente seguiti da 5 minuti e 24 secondi di interruzione completa del segnale per centinaia di utenti? Anche le telefonate verrebbero interrotte dopo 36 secondi. Per ragioni pratiche, è nell’interesse del gestore distribuire la potenza nel modo più uniforme possibile. I 19 Volt al metro rimangono un valore ipotetico e sono ben lontani dal costituire una violazione dei valori limite vigenti.

Definizioni

Valore limite dell’impianto (VLImp):

si applica nei luoghi a utilizzazione sensibile (LAUS) e impone una soglia 10 volte più bassa rispetto ai valori limite internazionali. Il VLImp è una peculiarità svizzera che non esiste nei paesi circostanti.

Valore limite di immissione (VLI):

si orienta agli standard internazionali e si applica da sempre in Svizzera in tutti i luoghi in cui le persone soggiornano solo per breve tempo.

Luoghi a utilizzazione sensibile (LAUS):

sono i locali nei quali persone soggiornano regolarmente per un periodo prolungato.

Esempi di luoghi a utilizzabile sensibil:.

  • Abitazioni (anche di vacanza)
  • Locali scolastici e asili
  • Camere dei pazienti in ospedali, case di cura e di riposo
  • Stanze d’albergo
  • Postazioni di lavoro permanenti
  • Parchi giochi (se previsti nella normativa in materia di pianificazione del territorio)
  • Sale pausa di asili e istituti scolastici, se vengono utilizzate come parchi giochi per i bambini
  • Volumetria edificabile dei terreni azzonati

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